Ci tengo a sottolineare che le mie personali riflessioni non entrano nel lavoro terapeutico che svolgo con i miei pazienti, che si svolge sempre nel massimo rispetto per le convinzioni di ognuno e in un ambiente fisico e psicologico di massima neutralità  e accoglienza per la sofferenza, le difficoltà e le credenze di coloro che decidono di affidarsi alle mie competenze per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà che vivono; per cui esse non inficiano in alcun modo i percorsi e le tecniche strettamente psicologiche utilizzate nei colloqui clinici. Per il resto sono convinta che ognuno di noi ha un compito e porta avanti una missione nel mondo, nel tempo in cui si trova, per aiutare se stesso e gli altri a vivere pienamente, a realizzarsi e ad aiutare il prossimo, al fine di costruire un mondo e una società migliore, in cui crescere e vivere secondo i valori dell’amore, della pace e della fratellanza.

L’arte di diventare grandi

Carissimi, pensavo in questi giorni di riapertura scolastica a quanto bene ci faccia stare in relazione e quanto più bisogno ancora ne hanno i nostri figli, in particolare quella fascia di età affascinante e complessa che riguarda il mondo adolescenziale, a metà strada tra bimbo e adulto, che come un bruco nel suo bozzolo lotta per trasformarsi nella meravigliosa farfalla che porta dentro. L’adolescenza è il periodo di vita di un individuo che si interpone tra l’infanzia e la vita adulta, in cui si vivono due esigenze contrastanti, da un lato il bisogno del ragazzo di sentirsi protetto dalla famiglia di origine, dall’altro la necessità di differenziarsi e acquisire autonomia. L’adolescenza è un periodo caratterizzato da una molteplicità di cambiamenti, a diversi livelli: fisico, cognitivo, psicologico e relazionale. Durante il periodo adolescenziale si sviluppa una maggiore capacità cognitiva, un uso più appropriato della logica, del ragionamento e una comprensione più profonda della realtà. Jean Piaget, psicologo e pedagogista, ritiene che questo periodo sia caratterizzato a livello cognitivo dalla fase del “pensiero operativo formale”, per la possibilità di ragionare in termini astratti oltre a quelli legati alla contingenza pratica. Secondo Erik Erickson, psicologo e psicanalista, il compito principale dell’adolescenza è acquisire una propria identità ed è un percorso che si articola attraverso delle tappe: la preclusione (il ragazzo definisce prematuramente la sua identità), la diffusione (si mostra indifferente alla definizione di sè), una fase di moratoria (sperimenta tratti diversi a seconda delle persone frequentate) e infine una fase di acquisizione. Il percorso fino all’acquisizione dell’identità può essere agevolato quando la famiglia e il contesto sociale ha fornito strutture e consuetudini stabili ed è in grado di sostenere l’individuo. L’adolescenza quindi oltre alla crescita corporea è contraddistinta dalla trasformazione: il ragazzo abbandona lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo con una considerazione di sé derivata dai giudizi dei coetanei. L’adolescente ha però bisogno del sostegno della sua famiglia per poter superare in modo adeguato questo periodo critico, ma allo stesso tempo, il rapporto con i suoi genitori è difficile perché può essere vissuto come poco soddisfacente, conflittuale, privo di comprensioni. L’egocentrismo adolescenziale tende a viziare gli schemi di pensiero comportando una visione distorta di sè, che fa sentire l’adolescente al centro della scena sociale;il mito dell’invincibilità, rispetto alle leggi della mortalità e il mito personale li fa sentire destinati a grandi cose; la creazione di un pubblico immaginario, che li osserva, li fa sentire perennemente giudicati; sono propensi a condannare l’immoralità maggiormente negli altri, piuttosto che in se stessi. I genitori in questo contesto svolgono un ruolo fondamentale soprattutto se lo scarto generazionale con i  figli non diviene un divario incolmabile.