Psicoterapia con adolescenti: tra parole, emozioni e nuove scoperte

L’adolescenza è un passaggio delicato, a tratti turbolento, che segna la trasformazione dall’infanzia all’età adulta. È un periodo ricco di domande, cambiamenti fisici, emotivi e identitari. L’adolescente non è più un bambino, ma non è ancora adulto: cerca se stesso, prova nuovi modi di essere, si confronta con il corpo che cambia e con relazioni sempre più complesse.

In questo contesto, la psicoterapia può offrire uno spazio sicuro dove l’adolescente possa esprimersi, esplorare e comprendersi. Ma come si lavora davvero con un ragazzo o una ragazza in questa fase di vita?

Adolescenza: una fase tra forza e fragilità

Spesso gli adolescenti si trovano in una tempesta emotiva. Possono sembrare ribelli o chiusi, oppositivi o vulnerabili. Possono mostrare:

  • sbalzi d’umore
  • ansia o ritiro sociale
  • crisi di autostima
  • difficoltà scolastiche
  • comportamenti impulsivi
  • sintomi psicosomatici
  • uso disfunzionale di internet o social

Dietro questi segnali, però, non c’è solo “il problema”: c’è una richiesta di ascolto e riconoscimento, espressa spesso in modo indiretto. Per questo, l’approccio terapeutico con gli adolescenti deve essere flessibile, creativo e autentico.

Tra gioco e parola: come si lavora con gli adolescenti

A differenza degli adulti, gli adolescenti non arrivano sempre “volontariamente” in terapia. Spesso è la famiglia o la scuola a notare una difficoltà. Per questo, il primo passo è costruire un’alleanza, basata sulla fiducia, sulla libertà di esprimersi e sull’assenza di giudizio.

Non sempre il canale privilegiato è la parola: a volte serve passare dal gioco, dal disegno, dalla musica o da altri linguaggi simbolici per permettere all’adolescente di comunicare emozioni che non riesce ancora a nominare.

Il terapeuta deve “parlare la lingua dell’adolescente”, adattando tono, strumenti e ritmo. È un lavoro di grande delicatezza: non si forza mai, ma si accompagna.

Approccio integrato: psicodinamico e cognitivo insieme

  • La visione psicodinamica

In chiave psicodinamica, il lavoro terapeutico con gli adolescenti si concentra sulla costruzione dell’identità e sull’elaborazione dei conflitti interni che emergono in questa fase: separazione dai genitori, ricerca di autonomia, relazioni affettive, vissuti corporei.

Si esplorano emozioni profonde, sogni, paure e fantasie, dando senso ai comportamenti che, spesso, sono espressione di un disagio interno.

 

  • La visione cognitivo-comportamentale (CBT)

La CBT lavora invece su pensieri e comportamenti disfunzionali, aiutando il ragazzo a riconoscere credenze negative su di sé, a gestire l’ansia o la rabbia, a migliorare le abilità sociali e a trovare strategie efficaci per affrontare le difficoltà quotidiane (come la scuola, l’autonomia o il rapporto con i pari).

 

  • L’integrazione: una risposta su misura

Un approccio integrato consente di offrire ciò di cui ciascun adolescente ha realmente bisogno, combinando la profondità della psicodinamica con la praticità della CBT. Questo permette di lavorare:

  • sulla regolazione emotiva
  • sulla costruzione dell’autostima
  • sulla comprensione delle proprie dinamiche interne
  • sul potenziamento delle risorse personali

Il ruolo della relazione terapeutica

Nel lavoro con gli adolescenti, la relazione è terapeutica in sé. Spesso, l’adolescente non cerca soluzioni, ma ha bisogno di essere visto, ascoltato, accolto per quello che è. Il terapeuta diventa una figura di riferimento diversa da quella genitoriale, uno specchio che riflette senza giudicare.

In terapia, si costruisce uno spazio protetto, dove l’adolescente può portare ciò che spesso non riesce a condividere con nessun altro.

Quando iniziare un percorso?

Un percorso psicologico può essere utile quando l’adolescente:

  • mostra segnali di malessere prolungato
  • si chiude o si isola
  • ha difficoltà nel gestire le emozioni
  • esprime disagio a scuola o in famiglia
  • riferisce pensieri negativi ricorrenti
  • manifesta comportamenti autolesivi o disfunzionali

Iniziare presto può aiutare a prevenire il consolidarsi di schemi disfunzionali e a rafforzare le risorse personali.

Conclusione

Lavorare con gli adolescenti significa camminare insieme in un momento di passaggio, offrendo uno spazio dove poter essere se stessi, senza pressioni, etichette o aspettative. È un lavoro che richiede rispetto, pazienza e creatività. Ma soprattutto, è un’occasione preziosa per seminare consapevolezza, fiducia e strumenti per crescere.

Psicoterapeuta Dott.ssa Vania Piludu