La fine di una relazione amorosa è un passaggio doloroso ed estremamente faticoso, in cui la vita si trasforma e passa da una dimensione duale, contrassegnata dall’intimità di coppia, ad una più solitaria, in cui la persona fa fatica a vedere e a riconoscere le proprie potenzialità e risorse, e rischia di rifugiarsi in un passato idealizzato, dove tutto era perfetto e meraviglioso in virtù della presenza “magica” del partner. Quando un rapporto termina, l’esperienza che viene sperimentata è molto simile a quella di un lutto, con le medesime conseguenze sia sul piano fisico (problemi cardiaci e di pressione, digestivi, sessuali e perdita di capelli) che su quello psicologico (ansia, attacchi di panico, depressione, dipendenza da sostanze o gioco d’azzardo, problemi nel comportamento alimentare). Gli ostacoli sono ancora maggiori quando a terminare è una relazione matrimoniale, che prevede spesso un maggiore carico emotivo dato dal fallimento sia come moglie/marito che nel ruolo genitoriale, qualora siano presenti dei figli, e un maggior senso di isolamento e solitudine.

Una terapia può aiutare il singolo a riscoprire sé stesso in una nuova luce, migliorando l’autostima e il senso di autoefficacia. Un percorso psicologico aiuta innanzitutto a dare un senso a ciò che è avvenuto, focalizzando l’attenzione su ciò che è successo e sulla storia della relazione appena terminata (il passato), sulle possibilità future e sulle opportunità che si possono aprire nell’ottica di una riscoperta di sé (il futuro) e soprattutto la possibilità di vivere il dolore nel presente, con la libertà di esprimerlo in un contesto protetto e non giudicante (il presente: il dolore ha un senso ed è importante che venga riconosciuto e vissuto, meglio ancora se viene condiviso con altre persone). L’obiettivo primario è proprio quello di dare un senso, trasformando la propria visione da una fissazione cieca sul problema (“Senza l’altro io non sono più nessuno”), ad una scoperta del significato di ciò che è rimasto e delle proprie virtù, anche grazie alla crisi vissuta (“Grazie all’altro, ho potuto conoscere alcuni lati del mio carattere, e grazie a questo periodo di crisi ho scoperto alcune cose di me”). Nella mia esperienza, mi è capitato spesso di utilizzare la procedura di elaborazione del lutto ideata dal dottor Baiocchi, dell’Istituto Gestalt di Trieste, che prevede, tra le varie fasi, la possibilità per la persona che si rivolge al professionista, di esprimere tutte le emozioni represse e i “non detti” che sono sempre rimasti in sospeso nella relazione, e di scoprire il proprio tesoro interiore, acquisito nel corso del rapporto di coppia: spesso infatti vengono proiettati sul partner tutta una serie di attributi e di valori che in realtà fanno parte di sé, ma dei quali ci si sente spogliati in quanto considerati di proprietà dell’altro. È invece importante riprendere possesso di tali qualità, che diventano il proprio tesoro interiore, e soprattutto che le si possa sperimentare in modo autonomo nel mondo, non delegando a nessuno la forza e il piacere derivanti dal provare tali sensazioni, ma attribuendosene il pieno merito. Una giovane donna mi raccontava tempo fa di come si sentisse totalmente strappata, rotta, dilaniata, come dei coriandoli lanciati in aria e sparsi dal vento, in seguito al fallimento di una relazione di alcuni anni con il suo ultimo fidanzato. Attraverso un percorso insieme, è stato possibile rimettere insieme i pezzi di quel foglio stracciato, divorato e apparentemente irrecuperabile, per scoprire quanto invece fosse importante sentirsi completi e soddisfatti senza delegare ad altri il merito e la responsabilità di quella sensazione. L’amore non è sottomissione né accondiscendenza, ma sperimentare la propria indipendenza e individualità all’interno di una relazione con un altro individuo autonomo, unico e indipendente.

Il problema della perdita è un tema comune a molte persone che incontro nel mio lavoro, così come i vissuti di solitudine e di isolamento seguiti ad esperienze amorose andate male. Per questo è bene che ciascuno di noi possa scavare dentro di sé e non perdere mai la speranza. Nel buddhismo, si afferma che ognuno di noi è essenzialmente buono e completo, e in ciascuno di noi è già presente la forza necessaria per affrontare problemi e avversità apparentemente insormontabili. Il cambiamento sta’ proprio nel primo passo di questo viaggio, da intraprendere alla ricerca della propria identità autonoma, completa e unica.

 

 

© Copyright|Psicologo Dott.David Pani