Il termine caregiver è definito letteralmente come “colui che si prende cura”. È quindi una figura che ricopre un ruolo di assistenza rispetto a una persona che lo necessita.  Nel contesto scientifico del ruolo del caregiver, è stata evidenziata una distinzione tra due tipologie: il caregiver formale e quello informale. Nel primo caso, come sottolineato dal termine stesso, si tratta di una figura professionale ovvero un operatore socio-assistenziale. Mentre il caregiver informale è una figura che presta assistenza senza una specifica formazione e quindi solitamente è un familiare (Govoni et al., 2020). I dati ISTAT indicano che in Italia, la stima del numero di caregiver familiari è di 9 milioni di persone. Di queste, il 76,6% sono donne e quindi la maggior parte dei caregiver sono di genere femminile.

Ad oggi, in letteratura la figura del caregiver al quale viene data maggiore attenzione, è il caregiver di pazienti con diagnosi di demenza.  La demenza si caratterizza per un progressivo declino cognitivo, fisico ed emotivo – comportamentale che interferisce con le attività sociali, lavorative e di relazione, fino a provocarne la perdita dell’autonomia e autosufficienza nello svolgimento delle principali attività di cura della propria persona e di vita quotidiana, con conseguente dipendenza dalla famiglia.

È noto tuttavia che con il tempo, la famiglia tende ad affidare la cura del paziente ad un solo membro che diventa così il caregiver primario o principale. Questo si trova a dover fronteggiare il carico di assistenza pratica ed emotiva, affrontare una malattia per la quale è impreparato e che fin da subito lo pongono in una situazione di assistenza continua. Il suo ruolo diventerà così fondamentale nella cura del paziente, poiché si dovranno occupare di questioni pratiche (come la somministrazione dei farmici e la gestione delle visite), ma anche nella gestione quotidiana, sostenendo il paziente nella cura della propria persona e nello svolgimento delle ordinali attività di vita quotidiana e quindi promuovendone il benessere. Dati in letteratura dimostrano che l’assistenza prolungata di pazienti con demenza è associata all’insorgenza di sintomi somatici e psicologici, che spesso sfociano in una vera e propria “sindrome da caregiver” con conseguente declino della sua salute fisica, emotiva ed affettiva e con elevati livelli di stress.