Quando l’amore diventa ossessione

In alcune circostanze le pareti domestiche divengono opprimenti e quella gabbia, prima dorata, si riempie di spine causando una ferita lacerante, la violenza domestica. Si tratta di una delle piaghe della società attuale, molte sono infatti le donne, ma anche uomini, vittime di rapporti tossici che sfociano nella violenza.

Le dinamiche che si instaurano in questi contesti malati sono molteplici e costituiscono una sorta di filo spinato dal quale risulta difficile liberarsi. Il ciclo della violenza di Walker illustra nel dettaglio la ciclicità del fenomeno in cui ad ogni atto violento segue una giustificazione e dunque il perdono.

Innumerevoli sono i meccanismi che rendono difficile il distacco e quindi la denuncia tra i quali il plagio che rende la vittima “colpevole”, la sindrome di Wendy, la sindrome di Stoccolma, la dipendenza affettiva. Tali meccanismi si intersecano: l’aggressore proietta sulla vittima ogni responsabilità accusandola, plagiandola fino a convincerla che ogni suo gesto è frutto dell’amore e rendendola, con il passare degli anni, emotivamente dipendente e convinta di poterlo cambiare.

“Offriamo il nostro amore con la speranza assurda che l’uomo della nostra ossessione ci proteggerà dalle nostre paure; invece le paure e le ossessioni si approfondiscono, finché offrire amore con la speranza di essere ricambiate diventa la costante di tutta la nostra vita. E poiché la nostra strategia non funziona, riproviamo, amiamo ancora di più. Amiamo troppo…” (Norwood R., “Donne che amano troppo”).

Quando amiamo al punto di giustificare comportamenti del nostro partner che violano la nostra dignità, la nostra autostima, la nostra libertà allora stiamo decisamente amando troppo… è il momento di dire BASTA!

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