Il tempo scorre troppo in fretta. Guardi l’orologio e pensi che sia già tardi. Mille impegni da gestire, altri mille imprevisti da affrontare. Ti alzi velocemente, ti macchi la maglia di caffè e, niente, perdi altri preziosi minuti per cambiarti e correre a lavoro. Ti annullano un appuntamento importante. Come reagisci?

Tutti abbiamo un limite di tolleranza alla frustrazione; alcuni lo raggiungono più velocemente di altri. Qual è la differenza tra chi riesce a mantenere uno stato di calma in ogni circostanza e chi, invece, non ci riesce?

La prima cosa da comprendere è cosa sia lo stress da un punto di vista neuropsicologico. Si tratta di uno stato di attivazione neuro-psicofisica o di allerta costante; in altre parole, della sensazione di sovraccarico mentale, di sopraffazione, come se le richieste esterne o interne fossero eccessive da gestire. Non si tratta semplicemente di stanchezza, ma di un chiaro segnale di saturazione.

È come se il nostro sistema stesse gridando: “È troppo per me, in questo momento!”. Questo non va interpretato come fallimento personale o debolezza, ma come un comune meccanismo di difesa. Se ascoltato, ci aiuta a fermarci, riflettere e cercare sostegno, poiché il sistema di allerta si è cronicizzato in una condizione di iper-attivazione.

Le persone che si sentono spesso sopraffatte hanno un sistema di allerta maggiormente sensibile, a causa di diversi fattori. È come se fossero dotate di un “sensore high-tech” che rileva i problemi, e la loro anticipazione genera immediatamente picchi elevati di cortisolo e adrenalina.

Tra le cause più comuni troviamo:

  • Fattori di personalità (insicurezza, perfezionismo, tendenza al controllo);

  • Esperienze ripetute di sovraccarico;

  • Fattori biologici, che portano il Sistema Nervoso Autonomo a reagire più intensamente agli stimoli.

In ogni caso, ogni persona è unica nel modo in cui gestisce esperienze, situazioni e pressioni. Per questo motivo è fondamentale evitare il confronto con gli altri.

Ciò che invece diventa utile è comprendere, con l’aiuto di un Esperto:

  • quali siano gli antecedenti che scatenano la reazione;

  • quali siano gli schemi di pensiero disadattivi che la influenzano e la mantengono;

  • quali strategie comportamentali la Persona abbia messo in atto fino a quel momento.

Solo così è possibile correggere questi meccanismi ed evitare che il senso di sopraffazione si trasformi in un vero e proprio Disturbo dell’Adattamento.

Psicologa Dott.ssa Sara Agostini