E’ possibile imparare “la lingua” dell’altro genere?

Assolutamente sì, per fortuna! Basta capire (o imparare) come fuonzioniamo noi e il genere opposto a noi, e tutto diventa semplice.

Vi faccio un piccolo esempio: quante volte è capitato che il marito tornasse a casa dopo una lunga giornata di lavoro, e la moglie, dopo averlo salutato, dice: “Non stiamo mai insieme”. A questa frase, spesso il marito, già sulla difensiva, risponde: “E le bollette e il mutuo chi le paga altrimenti?”.

L’iniziale sentimento della donna si trasforma in frustrazione, e inizia la lite.

Ecco, la situazione è semplice: l’uomo si è sentito attaccato, perché nel suo schema mentale, se qualcuno si sta lamentando, si sta lamentando di lui. E inoltre esso è portato a trovare una soluzione, soluzione che alle volte è difficile da trovare (ma anche se non lo fosse, è il peso della responsabilità di dover trovare una soluzione, ad essere difficile).

La donna, dal canto suo, quando dice: “Non stiamo mai insieme” non si sta lamentando, ma sta in realtà dicendo a suo marito che vorrebbe un po’ più di tempo per stare insieme a lui. E che, anche se l’uomo non lo sa, sta probabilmente chiedendo un abbraccio o di essere semplicemente ascoltata.

In questo caso uomo e donna possono apprendere il linguaggio dell’altro, e modificarsi.

La donna può imparare a dire, quando il marito torna a casa: “Mi manchi: ti va di abbracciarmi e ascoltarmi?”, mentre l’uomo può imparare che la moglie non gli sta chiedendo di trovare una soluzione ai problemi, ma semplicemente gli sta chiedendo di ascoltarla con serietà ed empatia.

Quali altri esempi ci sono, di questa differenza di comunicazione?

Tantissimi. Forse tra i più importanti c’è la differenza di comportamento nelle situazioni emotivamente provanti, o comunque di fronte ad un problema.

Ricordo un film con Paul Newman: “Nicka mano fredda”. L’attore è un prigioniero ai lavori forzati, e insieme ad altri detenuti, vivono in un grande magazzino con centinaia di brandine. Quando Nick scopre che la madre è morta, senza bisogno di dire nulla, tutti gli altri detenuti se ne vanno, e lo lasciano solo. Sebbene sia un atto di grande sensibilità da parte degli uomini, una donna guarderebbe con orrore a tale scena. Difatti, in qualsiasi film con protagoniste femminili, se questa riceve una brutta notizia, le altre persone presenti invece le si avvicinano e la abbracciano per darle conforto e calore.

Questa differenza è fondamentale. Spesso e sovente l’uomo preferisce star da solo o comunque non parlare del problema che lo attanaglia. La donna, invece, ha bisogno di parlarne ripetutamente per dargli forma e significato all’interno della sua mente.

Se una donna non sa questa cosa, rischia di andare incontro ad un litigio se continua a cercare di parlare con il proprio marito di quella cosa della quale lui non vuole parlare. E quando lui, esasperato, si allontanerà da casa, lei potrebbe pensare di non essere più amata perché lui non si confida con lei.

Al contrario, l’uomo ha bisogno di stare da solo.

Così come l’uomo potrebbe, alla stessa maniera, lasciar sola la moglie quando lei ha bisogno di sostegno, dando per scontato di fare cosa gradita, mentre la donna interpreta nuovamente questo comportamento come un “Non mi ama più. Nemmeno in questi momenti mi è vicino”.

 

 

© Copyright Psicologo /Dott. Ivan Giacomel